Chi si trova a sopravvivere non ha bisogno di essere incoraggiato o intimidito: ha bisogno di conoscere, di sperimentare, di acquisire competenze e sviluppare attitudini che gli possano in qualche modo consentire di restare incolume da eventuali aggressioni

Francesco Furchì

Che cos’è il Krav Maga?

Il Krav Maga è nato nella prima metà del XX secolo grazie ad un ufficiale dell’esercito israeliano specializzato in tecniche di lotta occidentali (Imi Lichtenfeld), come programma di addestramento accelerato per i soldati dell’esercito israeliano. Nella sua parte militare, oggi è utilizzato da numerosi corpi speciali di polizia oltre che forze di intervento militari. Creato per essere utilizzato in situazioni reali, il Krav maga traduce reazioni istintive e meccanismi psicofisici in tecniche bio-meccaniche brevi ed essenziali. I corsi sono finalizzati, quindi, al raggiungimento, in tempi brevi, di una buona preparazione psico-fisica rivolta esclusivamente alla tutela dell’incolumità del praticante e degli eventuali soggetti terzi vittime di atti criminosi. Basato su movimenti naturali il Krav Maga non richiede una specifica preparazione fisica ed è adatto ad essere appreso anche da chi non ha esperienza nelle arti marziali o negli sport da combattimento. E’ praticabile anche dalle donne e, attraverso programmi specifici, anche da ragazzi al fine di permettere a ogni persona di muoversi liberamente in qualsiasi ambiente e contesto. I programmi, semplici ma nello stesso tempo articolati, sono costruiti sull’apprendimento di poche tecniche che possono essere utili in più situazioni (dalla semplice aggressione a mani nude, alla più grave minaccia con l’uso di un’arma da fuoco, passando attraverso le aggressioni con l’uso di oggetti da punta e/o da taglio, del bastone o comunque armi occasionali che statisticamente sono quelle maggiormente utilizzate da parte degli aggressori che hanno premeditato o meno la loro azione offensiva). Praticare l’autodifesa vuol dire aumentare la capacità di prevenire, evitare o contrastare eventuali azioni violente, sviluppando una mentalità difensiva a 360°.

Per noi i guerrieri non sono quello che voi intendete. Il guerriero non è chi combatte, perché nessuno ha il diritto di prendersi la vita di un altro. Il guerriero per noi è chi sacrifica se stesso per il bene degli altri. È suo compito occuparsi degli anziani, degli indifesi, di chi non può provvedere a se stesso e soprattutto dei bambini, il futuro dell’umanità.

(Toro seduto – capo tribù Dakota)